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23 giu 2025 - Comunicato del Direttivo AITF: Dobbiamo rimanere Umani


Comunicato del Direttivo AITF: Dobbiamo rimanere Umani

Stiamo assistendo al fallimento della cultura della cooperazione, della mediazione e del 
pensiero integrato.

Il Direttivo dell’AITF, coerentemente al suo mandato clinico, culturale e scientifico, dichiara senza ombra di dubbio che riconoscere a qualcuno il “diritto di esistere” costituisca la qualità relazionale primaria indispensabile perchè l’essere umano possa vivere, costruire la propria esistenza, la propria appartenenza, la propria speranza in un futuro. Dunque, un valore imprescindibile per la salute psichica e fisica delle persone, delle famiglie, dei gruppi sociali, di un popolo e di un’etnia.

E' fondamentale e prioritario, pertanto, riconoscere agli israeliani e ai palestinesi il diritto di esistere e di esistere senza stare in una condizione di continua minaccia, oppressione, ritorsione.

Siamo tutti interconnessi. Siamo consapevoli che ciò che sta accadendo nel mondo, quello che sta succedendo a Gaza e in Israele, e quello che succede tra Russia e Ucraina, è la conseguenza di sistemi politici internazionali ben più ampi e complessi. Conosciamo troppo poco la storia e quella presente ci sfugge dentro a tante variabili.

Chiediamo al Governo italiano di fare tutto ciò che è in suo potere per intervenire su questa guerra che sembra non aver fine con una logica di mediazione e di integrazione dei diritti sostenendo il riconoscimento del diritto di esistere di Israele e di Gaza.

Sappiamo bene che fare appelli perchè cessino le guerre e si ristabilisca il rispetto dei diritti dell’uomo costituisce un’azione simbolica importante ma purtuttavia rimane solo una azione simbolica. Il dolore attraversa le frontiere, i confini, non ha ideologie nè condizioni da porre, il dolore di tanti esseri umani e bambini innocenti è un prezzo troppo grande da far pagare per il nostro benessere economico ed esistenziale.

Possiamo fare molto di più, per quanto ci compete.

Possiamo prendere posizione affermando che siamo accanto al dolore delle famiglie israeliane e palestinesi. Delle famiglie israeliane che hanno subito la perdita dei bambini e ragazzi uccisi il 7 ottobre in Israele, dall’organizzazione terroristica di Hamas in un tempo che non vedeva una guerra diretta e di quelle famiglie che ancora oggi aspettano il ritorno degli ostaggi vivi e morti in mano ad Hamas. Siamo accanto al dolore inimmaginabile delle famiglie palestinesi che hanno perso familiari e bambini uccisi a Gaza sotto le bombe israeliane e quelli che ora sopravvivono affamati, disperati, senza soccorsi nè diritti e senza più un luogo che gli appartiene, nemmeno tutelati da chi dichiara di combattere per il loro futuro.

Assistiamo ad una tragedia umana che deve essere assolutamente fermata. Dobbiamo respingere l’identificazione del popolo israeliano con il governo di Netanyahu e del popolo palestinese con l’organizzazione terroristica di Hamas, anche se da entrambe le parti vi sono molti sostenitori.

Chiediamo pertanto al Governo italiano che venga fatta una sensibilizzazione continua in Italia come in Europa per sostenere e diffondere la cultura dell’integrazione.

Quello che invece possiamo fare noi oltre a condannare tutte le guerre e non abbracciare la cultura della violenza. Non far prosperare la cultura della violenza e la logica delle guerre giustificando morte e distruzione, non prendendo posizioni polarizzate, non fomentando pregiudizi razziali e religiosi, non discriminando famiglie palestinesi e famiglie Israeliane, famiglie musulmane e famiglie ebraiche presenti nel territorio.

Le tragedie dei massacri e delle guerre generano traumi psichici individuali e famigliari che, se non trasformati ed integrati nella vita psichica della persona, mantengono il loro impatto patologizzante attraverso la trasmissione transgenerazionale di tutto ciò che non è stato possibile pensare, dire, integrare.
I traumi storici non sono solo la traduzione dei fatti reali bensì prendono forma e si trasformano nei diversi contesti comunitari attraverso narrazioni, simbologie, e rappresentazioni. Queste narrazioni e rappresentazioni hanno un impatto importante non solo sulle regole del vivere civile e della coesistenza tra i popoli, ma anche sulla vita quotidiana delle famiglie e sulla fiducia che riescono a preservare della qualità protettiva dei legami stessi. La portata di quello che oggi i bambini ed i ragazzi vivono direttamente o indirettamente delle tragedie della storia si esprime, nei nostri incontri clinici, attraverso la presenza o assenza di speranza. Le vicissitudini della speranza sempre rivelano i modi diversi di confrontarsi con la vita. La speranza, così come definita nell’etimologia della sua parola, è “movimento verso”. Noi speriamo nella possibilità di fermare la distruzione a Gaza e fermare la guerra. Speriamo nella possibilità del riconoscimento del diritto ad esistere di israeliani e palestinesi.

Noi speriamo nella capacità di rimanere umani.

Il Presidente e il Direttivo AITF



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